Violenza nei luoghi di lavoro, obbligo e utilità prevenzione

Nuovo Studio condotto dalla EU-Osha

Violenza fisica e verbale nei luoghi di lavoro, utile e doveroso valutarli e prevenirli.

Nel complesso lavoro della valutazione del rischio, definito dalla normativa come “valutazione globale e documentata di tutti i rischi”, non possono essere di certo esclusi quei rischi che possono manifestarsi nei luoghi di lavoro anche per ragioni non attinenti l'attività lavorativa (c.d. rischi trasversali) e anche solo se con una bassa probabilità.

Uno studio condotto dalla EU-Osha, Agenzia Europea per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro, ha raccolto quali sono in Europa i rischi nuovi ed emergenti dandone una corretta definizione e illustrandone i risultati. Sicuramente una posizione degna di attenzione nella "classifica" di tutti i rischi definiti appunto emergenti occupano gli episodi di violenza fisica o verbale, che sono in continuo aumento, e che hanno come protagonista aggressore il cliente e molto raramente, diversamente da come siamo abituati a pensare, i colleghi.

Quali sono le conseguenze per i lavoratori che rimangono vittima di tali episodi?

Sicuramente come segnalato dallo studio, episodi di violenza possono generare sin da subito, stati di ansia, angoscia e stress che se non prontamente affrontati, tramite interventi tempestivi finalizzati alla rimozione delle cause, procurare seri e concreti disturbi al lavoratore che variano da condizioni disfunzionali a carico di alcuni organi o apparati, a veri e propri disturbi psichiatrici fino ai casi più gravi che prevedono gesti inconsulti ed estremi (suicidi).

Ma chi paga le conseguenze di queste situazioni che possono essere previste e arginate all'interno dei luoghi di lavoro?

In primis è evidente che a pagarne le conseguenze più importanti è il lavoratore che si trova coinvolto in episodi che vanno dalla semplice violenza verbale, fino alle aggressioni fisiche. Il secondo aspetto riguarda il calo inevitabile di produttività che ne può derivare, e conseguenti frequenti errori che spesso si traducono in infortuni e sopratutto assenze prolungate dagli ambienti di lavoro. A farne le spese quindi è anche l'azienda, nei casi in cui tale gestione del disagio lavorativo non esiste oppure non viene preso in considerazione attribuendogli il giusto peso, senza contare il venir meno, in questo caso, ad un preciso obbligo stabilito dalla Legge, con le possibili conseguenze del caso.

Per una completezza di informazione bisogna considerare però che non sono tutti i settori ad essere coinvolti nello stesso modo. Ad occupare il maggior numero di casi è proprio l'operatore “aggredito” nel settore dei servizi sanitari e di assistenza, nel delicato settore dei servizi per le persone affette da disturbi psichiatrici. Lo studio condotto infatti ha mostrato che negli ultimi 12 mesi il 6,8% ha subito un'aggressione fisica, da parte di personale che non lavora nella struttura, e un 30% ha invece subito un aggressione verbale.

Il settore pubblico in generale e sanitario in particolare sono fra i più esposti, ma un dato molto importante e spesso trascurato riguarda anche la presenza di detti fenomeni tra i lavoratori del comparto dei trasporti. Gli operatori delle Forze dell'Ordine, sempre nel comparto pubblico sono fra quelli che più di altri, devono fare i conti con episodi in continua crescita, dovuti anche dalle precarie condizioni sociali in cui versano molte zone periferiche di numerose città, ritenute ad alto rischio.

Un problema di questo tipo con una curva di crescita in rapida diffusione non può essere affrontato con approcci di tipo mono-strumentali o mono-modali ma si deve prevedere la sinergia da parte delle organizzazioni interne, come quelle messe in atto dal Servizio di Prevenzione e Protezione, ed esterne con le Istituzioni. E se il problema delle attese nei nosocomi o nei centri di cura non può essere risolto facilmente, visto che è qui che si concentrano il maggior numero di aggressioni, molto si può e si deve fare in fase preventiva vista la significatività delle conseguenze.

Bisogna quindi sensibilizzare al meglio e in fase di formazione/informazione gli operatori nello svolgimento del lavoro predisponendo adeguati strumenti per la prevenzione del rischio residuo di tali fenomeni. Un aspetto da non trascurare è proprio quello legato alla struttura e ai dispositivi di prevenzione che devono essere presenti come ad esempio i sistemi di videosorveglianza, che possono costituire un efficace deterrente, e la revisione delle procedure aziendali includendo anche il miglior modo per accogliere, ascoltare e servire il cliente/paziente.

Per maggiori informazioni scaricate i risultati dello studio [PDF Adobe Acrobat - 114.57 KB] condotto da EU-Osha (in lingua inglese)

Visitate la nostra pagina tematica sulla sicurezza sul lavoro, in Area QSA.

03/03/2015

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