Formazione sicurezza lavoratori stranieri, documento INAIL

La percezione del rischio salute e sicurezza nei lavoratori migranti

 

Quella del lavoratore migrante è una condizione molto antica che ha coinvolto e continua a coinvolgere tutte le nazioni e i loro abitanti. Visti i flussi migratori degli ultimi 10 anni, anche la normativa in materia si è adattata alle nuove esigenze che tali cambiamenti impongono alle aziende e ai datori di lavoro che hanno deciso di assumere all’interno della proprie realtà lavorative, uno o più lavoratori provenienti da paesi stranieri.

Per renderci conto del fenomeno e di quanto ancora si debba fare per raggiungere un buon livello di conoscenza della materia, l’Inail ha realizzato e da poco pubblicato un documento avente lo scopo di effettuare un’analisi sulla percezione che i migranti presenti nel nostro territorio hanno delle normative riguardanti la sicurezza nei luoghi di lavoro.

Va detto chiaramente che lo scopo del Dipartimento di Medicina del lavoro dell’Inail è quello di far emergere tali carenze, provenienti sicuramente da una diversa visione/applicazione delle normative Nazionali, al fine di mettere in campo le migliori strategie per sensibilizzare le lacune emerse.

L’indagine è stata realizzata tramite un questionario distribuito a 402 lavoratori stranieri, provenienti da diversi continenti, e impiegati nel settore dell’agricoltura nella Regione Lombardia.

Uno degli scogli principali, anche in fase di formazione, è la lingua. Infatti il grado di conoscenza della lingua italiana per il 34% degli intervistati è scarsa, il 26,6% ritiene il proprio livello mediocre, il 19, 7 % sufficiente, l’18, 7% buono, e soltanto l’1% ritiene il proprio livello di conoscenza ottimale.

Ma i dati preoccupanti sono sicuramente quelli che riguardano la mancata percezione dei rischi, specialmente in un settore come quello dell’agricoltura, che espone i lavoratori a diversi rischi, alcuni anche molto importanti.

Vediamo un po di dati:

- il 73,3% dei lavoratori riferisce di non essere a conoscenza dei rischi per la propria salute ne tantomeno per la propria sicurezza

- l’80,1% ha ammesso di non essere esposto a rischi professionali

- il 92,3% invece non ha paura di ammalarsi a causa del lavoro svolto.

Anche per quanto riguarda i rischi specifici presenti, le cose non vanno molto bene, infatti la quasi totalità del campione preso in esame non sa di essere esposto al rischio chimico, biologico, microclima o a stress correlato al lavoro.

In ultima analisi soltanto il 33% ha dichiarato che la propria azienda ha organizzato la formazione per i lavoratori e soltanto il 30,6 riferisce che l’azienda verifica il livello linguistico prima di organizzare ed effettuare la formazione.

In conclusione possiamo dire che le aziende devono mettere in campo le opportune campagne di sensibilizzazione, favorendo interventi informativi e formativi continui per i lavoratori stranieri che nel corso della loro storia professionale non avuto modo di approfondire. Certamente l’aspetto linguistico deve essere superato personalmente dal lavoratore, ma l’azienda non può e non deve trascurare quest’aspetto prioritario, presupposto indispensabile per una migliore comprensione del fenomeno infortunistico e non solo.

Per tutte le esigenze formative, possiamo supportarvi stabilendo insieme un calendario formativo ad hoc, che oltre ai rischi per mansione presenti e all’analisi della valutazione del rischio, possa permettere al lavoratore e alle aziende di raggiungere un obbiettivo cosi importante per l’economia di tutti, ovvero la salute.

Per maggiori informazioni scaricate il documento Inail.

16/02/2017

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