Sei anni e mezzo di reclusione. Questa la sentenza di condanna emessa il 13 febbraio 2016 dal giudice Giulo Fanales verso Giacomo e Massimo Pellegrini, i due proprietari del capannone in cui avvenne il tragico incendio che causò la morte di 7 operai cinesi. La pubblica accusa aveva chiesto una condanna di 4 anni e 10 mesi, ma il giudice ha ritenuto di superare tale pena in quanto colpevoli di omicidio plurimo e incendio colposo. I titolari dell'impresa furono già in precedenza condannati rispettivamente a 8 anni e 8 mesi il titolare, 6 anni e 10 mesi la sorella e 6 anni e 6 mesi il marito di questa in quanto gestori della ditta.

 

È una sentenza destinata a fare giurisprudenza: viene qui stabilito, infatti, il principio secondo cui il proprietario che affitta il suo immobile è tenuto a verificarne le condizioni di sicurezza nelle quali lavorano i dipendenti del imprenditore con cui stipula il contratto di locazione.

“Questa è una sentenza paradigmatica: il principio affermato è che i proprietari si debbano occupare di mettere in sicurezza i locali prima di affittarli” commenta Giuseppe Nicolosi, procuratore capo di Prato.

 

Dal processo emerge che i due locatori sapevano che l'immobile non fosse adeguato all'uso industriale, in particolar modo con la costruzione di un soppalco abusivo adibito a dormitorio che non consentiva una corretta gestione del rischio di incendio. Inoltre è stata rilevata la grave inadeguatezza sia delle vie di fuga, che dell'impianto idrico antincendio fisso.

 

L'Inail, costituitasi parte civile, riceverà su ordine del Giudice una provvisionale di 500mila euro a carico degli imputati e della responsabile civile, come risarcimento delle somme già erogate alle famiglie delle vittime, mentre per le altre parti civili – Comune di Prato, Cgil, Cisl, Uil e dodici familiari degli operai deceduti – il danno sarà quantificato e liquidato a parte.

 

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